“Parlando di questo desiderio per la nostra lontana
patria, che troviamo anche adesso dentro di noi, sento una certa timidezza. Sto
quasi commettendo un’indecenza. Sto cercando di svelare il segreto in ognuno di
voi, quel segreto che fa così male che per vendicarvi gli affibbiate nomi come
nostalgia, romanticismo, adolescenza; il segreto che si insinua con tanta
dolcezza che quando, in ogni conversazione intima, ci si appresta a nominarlo,
ci sentiamo a disagio e fingiamo di ridere di noi stessi; il segreto che non
possiamo nascondere ne’ rivelare, pur desiderando fare entrambe le cose. Non
possiamo rivelarlo perché è un desiderio di qualcosa che non è mai davvero
comparso nella nostra esperienza. Non possiamo nasconderlo perché la nostra
esperienza lo suggerisce continuamente, e noi ci tradiamo come si
tradiscono gli amanti quando sentono pronunciare un certo nome. Il nostro
espediente più comune è chiamarlo bellezza e fingere che questo abbia risolto
la questione. L’espediente di Wordsworth era identificarlo con certi momenti
del suo passato. Ma tutto ciò è un inganno. Se Wordsworth fosse ritornato a
quei momenti del passato, non avrebbe trovato la cosa in sé, ma solo la sua
rievocazione; quello che ricordava si sarebbe rivelato a sua volta un ricordo.
I libri o la musica in cui credevamo risiedesse la bellezza ci tradiranno se ci
affideremo a loro;
la bellezza non era dentro di loro ma passava
attraverso loro, e ciò che li attraversava era il desiderio.
Queste cose - la bellezza, il ricordo del nostro
passato- sono buone immagini di ciò che desideriamo realmente,
ma se le confondiamo con la cosa in sé, diventano
idoli insulsi, spezzando il cuore di chi li venera.
Poiché non sono la cosa in sé; sono il profumo di un fiore
che non abbiamo trovato, l’eco di una melodia che non abbiamo udito, notizie di
un paese che non abbiamo ancora mai visitato”
(CS Lewis , L’onere della Gloria)
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